Sindrome dell’Ovaio Policistico: cura, gravidanza e alimentazione

Mestruazioni irregolari, eccessiva peluria su viso e altre parti del corpo, acne e difficoltà a rimanere incinta. Cosa accomuna questi sintomi, così apparentemente diversi tra loro? La risposta è la sindrome dell’ovaio policistico (PCOS, nota anche come sindrome di Stein-Leventhal), una patologia che interessa le ovaie e che colpisce tra il 5 ed il 10 percento della popolazione femminile.
La PCOS, la cui origine non è ancora stata ben definita, porta con sé una serie di disturbi che possono mettere a repentaglio una possibile gravidanza e che spesso viene diagnosticata alla paziente proprio mentre ella si accinge a compiere l’importante passo della maternità. Analizziamo meglio cosa comporta questa patologia ed i rimedi per tenerla sotto controllo.

Cos’è l’ovaio policistico e come si manifesta?

La sindrome dell’ovaio policistico è una patologia endocrina che si manifesta con almeno due dei tre sintomi principali che la caratterizzano:

  1. mestruazioni irregolari: nonostante il menarca (la prima mestruazione) spesso compaia nell’età “giusta” nella paziente, nel corso della propria vita il ciclo mestruale può subire delle variazioni nella sua manifestazione. Spesso le pazienti affetta da PCOS lamentano un ritardo significativo tra l’ultima mestruazione e la comparsa della successiva (anche fino a 35 giorni) o, addirittura, la scomparsa della stessa, anche per mesi;
  2. Eccesso di androgeni: nel nostro organismo convivono ormoni maschili e femminili, che vengono prodotti in una certa quantità nell’uomo e nella donna, determinandone le caratteristiche sessuali. Quando l’organismo di una persona affetta da PCOS produce eccessivo testosterone, si può assistere ad alcuni cambiamenti fisici piuttosto evidenti: eccessivo irsutismo (peli in eccesso su viso e corpo), acne adulta o grave acne adolescenziale e persino calvizie maschile;
  3. Ovaie policistiche: le nostre ovaie possono presentarsi ingrossate e piene di cisti, ovvero piccole sacche piene di liquido.

Altro fattore chiave che determina l’insorgenza della sindrome dell’ovaio policistico è l’obesità. Spesso, la paziente affetta da PCOS si presenta fisicamente in sovrappeso anche prima della comparsa del menarca.

Quali sono le cause e le possibile complicanze?

Non è facile stabilire con esattezza le cause che provocano l’insorgenza dell’ovaio policistico. Secondo alcuni studi, alla base della patologia potrebbe esserci anche una componente ereditaria: in una donna, la cui madre o sorella presentino già la PCOS, tale problematica ha maggiori possibilità di fare capolino.
Tra le cause fisiologiche che potrebbero contribuire all’insorgere della PCOS, invece, si annoverano un eccesso di insulina nell’organismo (ovvero dell’ormone prodotto dal pancreas, decretato a fornire alle cellule lo zucchero, necessario per fornirci energia) e un basso grado di infiammazione nel proprio corpo. Le infiammazioni sono processi necessari per mantenere l’organismo in salute; esse vengono innescate dai globuli bianchi, che combattono le infezioni rilasciando sostanze che innescano, appunto, le infiammazioni. La riduzione delle infiammazioni provoca, nella paziente affetta da ovaio policistico, una crescente produzione di androgeni.
Numerose sono le complicanze che possono complicare la fertilità e la salute di una donna affetta da PCOS. Tra le più importanti, annoveriamo:

  • Comparsa di macchie scure sulla pelle;
  • Apnea notturna;
  • Fibromi molli;
  • Livelli bassi di SHBG (globulina che trasporta gli ormoni sessuali);
  • Infertilità;
  • Aborto spontaneo;
  • Diabete 2;
  • Pressione sanguigna alta;
  • Valori alti di trigliceridi e, contemporaneamente, abbassamento di lipoproteine ad alta densità (HDL);
  • sindrome metabolica, che può aumentare il rischio di malattie cardiovascolari;
  • Sanguinamento uterino anomalo;
  • Ansia e depressione;
  • Carcinoma dell’endometrio;
  • Diabete gestazionale e innalzamento pressorio in gravidanza.

Può condizionare una gravidanza?

Spesso le pazienti affette da PCOS realizzano di avere tale patologia proprio durante la maternità o nel tentativo di rimanere incinte. L’ovaio policistico, infatti, non solo può compromettere la fertilità della donna – abbassando la possibilità di rimanere incinte al primo tentativo – ma può rivelarsi letale per il feto, specialmente nel primo trimestre. Ecco perché sempre più spesso il ginecologo può prescrivere alla gestante una terapia farmacologica utile a scongiurare il terribile rischio di aborto, ovviamente seguita da controlli periodici per scongiurare possibili, e talvolta gravi, complicanze.

  • Il primo passo da seguire è quello di aiutare l’ovulazione con farmaci a base di clomifene e metformina, da assumere per via orale;
  • la seconda opzione per incoraggiare il processo gravidico è quella sottoporsi ad un ciclo di iniezioni a base di gonadotropine-follicolo-stimolante (FSH) e ormone luteinizzante (LH). Anche il letrozolo si è rivelato efficace nella stimolazione dell’ovulazione, anche se le motivazioni della sua efficacia risultano ancora sconosciute;
  • immancabile è, infine, l’assunzione del sempreverde acido folico per evitare menomazioni fetali.

Come combatterla con l’alimentazione: ecco la dieta da seguire

L’alimentazione gioca un ruolo essenziale per combattere l’odiosa sindrome dell’ovaio policistico. Ecco cosa prevede una “dieta anti PCOS“:

  1. Alimenti da assumere: acqua (almeno 2 litri al giorno), porzioni generose di frutta e verdura, di alimenti farinacei integrali, di legumi, di pesce, di carni bianche e rosse (a patto che siano magre, come il manzo) e di yogurt.
  2. Alimenti da ridurre o evitare: i formaggi, gli insaccati, il burro, le bibite gassate e zuccherine, i fritti ed i dolci.

E’ altresì fondamentale ricordare che la sola dieta, seppur ottima, non sempre è efficace: per ridurre il peso, anche se di poco, specie in caso di obesità, è essenziale associare ad un corretto regime alimentare una costante attività fisica.

Trattamenti, cura e farmaci

Abbiamo parlato della terapia farmacologica da somministrare alle future gestanti affette da ovaio policistico. Tutte le pazienti, però, devono combattere questa patologia, a prescindere dal desiderio di maternità. E’ intanto fondamentale aver accertato la presenza della PCOS, con una serie di esami:

  1. un esame fisico;
  2. uno pelvico (per riscontrare eventuali anomalie nei pressi degli organi riproduttivi);
  3. un’ecografia;
  4. delle specifiche analisi del sangue.

Dopo l’accertamento, lo specialista potrà predisporre una terapia mirata a scongiurare le conseguenze legate alla sindrome. Ecco alcune delle terapie più utilizzate:

  • Pillola anticoncezionale: è la più “sdoganata” in caso di PCOS. La pillola anticoncezionale è a base di estrogeni e progestinici, utile ad allontanare il rischio di un carcinoma all’endometrio e a tenere a bada il sanguinamento anomalo. In alternativa alla pillola (non sempre adatta a tutte le pazienti) il ginecologo potrà prescrivere un anello vaginale oppure il cerotto, entrambi a base di progestinici ed estrogeni;
  • Progesterone: è una valida alternativa alla pillola, anche se non tutela da gravidanze indesiderate e non aiuta a migliorare i livelli di androgeni nell’organismo della paziente. Il farmaco, tuttavia, riduce i rischi di tumore all’endometrio ed aiuta a regolarizzare il ciclo. Il progesterone solitamente si assume ogni 1-2 mesi, per un periodo che va dai 10 ai 14 giorni;
  • Metformina: è un farmaco orale utile a tenere a bada il diabete 2, abbassando i livelli di insulina e contribuendo, al contempo, a regolarizzare il ciclo mestruale.
  • Spironolattone ed eflornithine: sono valide alleate, assieme alla sopracitata pillola anticoncezionale, per combattere l’eccessiva produzione di androgeni, con la conseguente comparsa di peli su viso e corpo. Bisogna, però, fare molta attenzione qualora il medico decida di prescrivere lo spironolattone, fortemente sconsigliato alle donne che progettano di metter su famiglia, a causa dei difetti che può provcare alla nascita; il secondo farmaco, invece, è una crema che rallenta la crescita dei peli sul viso, meno pericolosa e con un’azione più diretta al cuore del problema.

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